La Bela Còuda [La Farinata]


Ingredienti:

Farina di ceci gr. 300, Olio d'oliva extravergine,
Sale gr. 10, Acqua lit.1

Preparazione e cottura

Mescolare acqua e farina di ceci con un cucchiaio di legno; dopo aver eliminato i grumi aggiungere un po' di sale e mescolare ancora. Aggiungere un rametto di rosmarino e lasciare riposare da una a tre ore. Passato questo tempo, è necessario togliere con il cucchiaio la schiuma formatasi in superficie. Versare nel testo (teglia larga e bassa di rame stagnato), nella quale si sarà messo un bicchiere d'olio; mescolare parecchio con il cucchiaio, in modo che l'olio salga parzialmente in superficie.  Mettere in forno a legna, molto caldo (intorno ai 300-350°C) ma con la fiamma solo nella parte superiore, e far cuocere fino ad avere una superficie ben dorata e togliere dal forno quando uno degli angoli (o il bordo) comincia ad apparire bruciacchiato (circa 15-20 minuti). Servire calda, con una spruzzata di pepe nero macinato al momento.

Notizie e curiosità

Il cece è un seme ricco di principi nutritivi eccellenti. Contiene il 63% tra carboidrati e fibra, circa il 20-25% di proteine, e ancora calcio, fosforo, ferro, vitamine e amminoacidi essenziali come la tiamina, la riboflavina ed il triptofano. Tutti elementi in grado di garantire la vita anche in condizioni estreme.

Un pò di storia:

La farinata di ceci è una torta salata molto bassa. Si cuoce in forno, in teglia di rame, e assume con la cottura un vivace colore giallo. Deve essere consumata calda ed è da quest’ultima caratteristica che in Piemonte prende la denominazione di "Bela Cauda". Ha radici assai antiche: diverse ricette latine e greche riportano sformati di purea di legumi, cotti in forno. Nel Medioevo il piatto si diffonde a partire dalla zona di Genova. Una leggenda racconta che sia nato per casualità nel 1284, quando Genova sconfisse Pisa nella battaglia di Meloria. Le galere genovesi, cariche di vogatori prigionieri si trovarono coinvolte in una tempesta. Nel trambusto alcuni barilotti d'olio e sacchi di ceci si rovesciarono, inzuppandosi di acqua salata. Poiché le provviste erano quelle che erano e non c'era molto da scegliere, si recuperò il possibile e ai marinai vennero date scodelle di una purè informe di ceci e olio. Nel tentativo di rendere meno peggio la cosa, alcune scodelle vennero lasciate al sole, che asciugò il composto in una specie di frittella. Rientrati a terra i genovesi pensarono di migliorare la scoperta improvvisata, cuocendo la purea in forno. Il risultato piacque e per scherno agli sconfitti, venne chiamato l'oro di Pisa.